Quando il Campo diventa spettacolo

Le feste di piazza tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo

Silvia Nerucci

Piazza del Campo è senza dubbio tra i complessi monumentali più ritratti di Siena. Nel corso dei secoli pittori, disegnatori, ma anche semplici viaggiatori e turisti, l’hanno raffigurata sfruttando ogni angolazione e ogni tecnica pittorica. La piazza è stata – ed è tuttora – luogo di eventi civili e religiosi, basti pensare, ad esempio, alle celebri rappresentazioni di san Bernardino che predica in piazza del Campo immortalate da Neroccio di Bartolomeo Landi o da Domenico Beccafumi. Ma è forse nella sua funzione teatrale, quando cioè si trasforma in teatro che accoglie feste, spettacoli e giochi, grazie alla presenza di una sorta di cavea e quinte sceniche naturali, che la piazza offre a chi la osserva, ieri come oggi, il suo lato più vibrante e gioioso.

La selezione che qui presentiamo offre una carrellata di alcune testimonianze grafiche [1] conservate nel Gabinetto disegni e stampe della Biblioteca relative proprio ai giochi, alle feste e alle “carriere” che si svolgevano in piazza. Immagini che sono fonti inesauribili di informazioni non solo riguardanti il costume e le tradizioni ludiche popolari senesi – tra le quali il Palio la più importante – ma anche l’evoluzione e le trasformazioni della piazza come complesso architettonico.


[1] Le stampe fecero parte della sezione di grafica dedicata all’iconografia e alla topografia senese allestita agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso nel Museo civico. Dopo lo smantellamento di questa sezione del museo negli anni ’70, le incisioni tornarono alla sede originaria, ossia la Biblioteca comunale degli intronati. Oggi sono conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe della Biblioteca.

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Mostra di uomini d’arme alla Lizza (1625). Acquaforte. Ex Museo Civico.III.0020

Si tratta della prima incisione [1] documentata di Bernardino Capitelli (1590-1639), pittore e incisore tra i più prolifici del Seicento senese, che ritrae un corteo di cavalieri e altri nobili in carrozza e a piedi nello spiazzo della Lizza, luogo nel quale, sin dal Medioevo, si svolgevano tornei e tenzoni. Il corteo, caratteristico dei tornei, è forse una delle peculiarità di questo tipo di manifestazioni sopravvissute e poi trasmesse ad alcuni aspetti del palio; tra queste l’appellativo di chi dirige il corteo storico, ossia il “maestro di campo”.

 [1] Bernardino Capitelli 1590-1639, catalogo della mostra a cura di Patrizia Bonaccorso, Siena, Pistolesi, 1985, p. 44; Marco Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, vol. I, Siena, Nuova Immagine, 2010, p. 74.

 

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Festa fatta nel famosissimo teatro di Siena al Ser.Gra (n) Duca il XX ottobre 1632 (1632). Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0022

La stampa raffigura la bufalata tenuta in piazza del Campo il 20 ottobre 1632[1] in onore del granduca Ferdinando II de’ Medici, il cui fratello, Mattias, fu a lungo governatore di Siena.
Le bufalate, così come le corse coi cavalli con le quali si alternavano, furono introdotte nelle feste in sostituzione delle cacce ai tori, abolite a partire dal 1590 in rispetto dei nuovi precetti stabiliti dal Concilio di Trento, che aveva vietato ogni forma di spettacolo cruento.
La scena rappresentata vede piazza del Campo affollata di spettatori, disposti intorno alla piazza, sui palchi e addirittura sui tetti dei palazzi, intenti ad ammirare i cortei – composti da figure in costume e da carri, le cosiddette ‘macchine’ – delle sei contrade che partecipano alla bufalata. Si osservano anche gruppi di contradaioli che suonano tamburi e sventolano bandiere.
La dedica apposta in basso, indirizzata da Bernardino Capitelli al cavalier Emilio Piccolomini, maestro di campo in occasione di quella stessa festa, reca la data del 7 marzo 1632 che, essendo in stile senese, è da intendersi 1633.


[1] La bufalata del 20 ottobre 1632 nelle incisioni di Bernardino Capitelli, a cura di Patrizia Bonaccorso e Piero Pallassini, Siena, Pistolesi, 1984
L’immagine del Palio. Storia cultura e rappresentazione del rito di Siena, a cura di Maria A. Ceppari Ridolfi, Marco Ciampolini, Patrizia Turrini, Firenze, Nardini Editore, 2003, pp. 339-340.

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Carro del Nicchio (1632). Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0032a

Ai carri delle sei contrade che parteciparono alla bufalata del 20 ottobre 1632, Capitelli dedicò sei particolari incisioni che ritraggono da vicino le ‘macchine’ in ogni dettaglio [1]. Si tratta di opere molto articolate, vere e proprie ‘invenzioni’ paragonabili a piccole strutture architettoniche, nelle quali il soggetto prevalente è quello mitologico e classico, ma anche allegorico, come nel caso del carro della Torre nel quale figurano la “Fama navale”, la Verità e la Meraviglia che conducono legate la Menzogna e l’Adulazione.


[1] Pittori senesi…, vol. I, pp. 64-70. 

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Carro della Lupa (1632). Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0032b

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Carro della Torre (1632). Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0032c

Bernardino Capitelli (Siena 1590-1639), Corsa di cavalli nella piazza del Campo di Siena. Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0021

La più piccola delle incisioni di Bernardino Capitelli raffiguranti vedute di piazza del Campo descrive quella che è considerata la testimonianza figurata più antica di una corsa con i cavalli [1] disputata in piazza del Campo. L’iscrizione che la correda potrebbe alludere proprio alla novità – la “maraviglia” – della corsa alla tonda: “Ecco, Signori Sanesi, il vostro Teatro ricco di nuove maraviglie. Fra’ miei Inchiostri si confondono non si distinguono. La bellezza loro nella lontananza s’avilisce, non s’aumenta. La mia Devotione le consacra loro come può, benché lontana giaché non le seppe delinear come furno, quantunque prente”.
La carriera rappresentata, con i fantini che montano “a pelo”, potrebbe riferirsi al palio del 15 agosto 1633 [2], poi vinto dalla Tartuca.


[1] Bernardino Capitelli…, p. 71; L’immagine del Palio…, p. 345; Pittori senesi…, vol. I, p. 78.
[2] L’immagine del Palio…, p. 345.

Bernardino Oppi (Siena 1588-1563), Corteo in piazza del campo a Siena (1650). Acquaforte e bulino su carta. Ex Museo Civico.III.0023

L’ultima delle bufalate organizzata a Siena, in onore del granduca di Toscana Ferdinando II e della granduchessa Vittoria della Rovere, si svolse il 3 novembre 1650. Il libraio e incisore senese Bernardino Oppi la immortalò in una veduta incisa all’acquaforte[1] che descrive con accuratezza l’impianto e i particolari architettonici della piazza. In primo piano è raffigurata la contrada dell’Onda con la sua comparsa, un carro allegorico con una statua di Nettuno e la bufala condotta dai “pungolatori”.
Le contrade partecipanti furono Lupa, Oca, Drago, Chiocciola, Torre e Onda. A vincere la stoffa di broccato d’oro in palio fu la Chiocciola; all’Oca andò il premio per l’“inventione” e la Torre si aggiudicò il masgalano, non solo per l’abilità dei suoi alfieri e del suo tamburino ma anche per la fastosità del corteo organizzato, che mise in scena Annibale che portava con sé “un elefante con una torre” provenienti dall’Africa.


[1] L’immagine del Palio…, p. 348.

Vincenzo Ferrati (1659-1711), Mascherata eseguita dagli Accademici Rozzi nel carnevale del 1701. Acquaforte. Ex Museo Civico.III.0041

Piazza del Campo non fu teatro solo di bufalate e corse con cavalli, ma anche di rappresentazioni teatrali, giochi e feste in occasione di ricorrenze o eventi ufficiali.
Riferibili a questo genere di celebrazioni due incisioni relative a due ‘mascherate’ organizzate dagli Accademici dei Rozzi. La prima [1] fu realizzata da Vincenzo Ferrati, accademico rozzo detto il Risoluto, in occasione della mascherata eseguita dagli Accademici Rozzi per il carnevale del 1701, festeggiato in piazza del Campo nei giorni 22 e 23 febbraio. La ‘macchina’ allegorica raffigurata rappresenta il soggetto principale della mascherata: “Il tempo condottiero dei secoli”. Copie di questa stampa furono distribuite durante la festa accompagnate da un sonetto di Girolamo Gigli.


[1] L’immagine del Palio…, p. 358.

Zoroastro Staccioli (1667-1733), Lo Scoprimento delle Indie nuove. Mascherata fatta in Siena dall’Accademia de’ Rozzi il Carnevale dell’anno 1702 a’ Nativitate, et il di’ 26 Ferraio. Acquaforte. Ex Museo Civico.III.0042

La seconda incisione[1], dell’accademico rozzo Sdegnoso, è relativa alla mascherata per il carnevale del 1703 (1702 secondo lo stile senese), che fu dedicata allo Scoprimento delle Indie. Cadeva in quell’anno il secondo centenario della fondazione ufficiale dell’Accademia; gli Accademici, tuttavia, solevano far risalire la nascita della loro prestigiosa congrega alla fine del XV secolo, negli anni della scoperta delle Indie. Fu per questo motivo che il tema della mascherata fu interamente dedicato a questo celebre evento. La scena ritrae un corteo di indiani che precede un carro, proveniente dal Chiasso Largo, che porta il re indiano; dal Casato, specularmente, incede il corteo degli spagnoli chiuso da un’imponente ‘macchina’ a forma di caravella.


[1] L’immagine del Palio…, p. 360.

Annibale Mazzuoli (attr.) Veduta della piazza di Siena illuminata pel solenne ingresso della serenissima Violante di Baviera gran principessa di Toscana  seguito la sera del 12 aprile 1717. Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0024

L’incisione[1] – il cui disegno è attribuito ad Annibale Mazzuoli e la stampa al romano Domenici De’ Rossi – ritrae l’arrivo a Siena il 12 aprile 1717 della nuova governatrice della città: la principessa Violante Beatrice di Baviera, vedova dell’erede del Granducato di Toscana Ferdinando Maria de’ Medici.
Lo straordinario allestimento scenico realizzato per i solenni festeggiamenti organizzati per l’arrivo della principessa è dettagliatamente descritto in questa incisione: apparati effimeri, decorazioni e soprattutto un imponente sistema di illuminazione fatto di fiaccole, distribuite anche sui tetti dei palazzi, furono la grandiosa cornice dell’ingresso di Violante, la cui carrozza era preceduta da un corteo composto dalle contrade che portavano torce e sventolavano bandiere.

Il disegno tiene conto del nuovo – e pressoché definitivo – assetto architettonico del Palazzo Pubblico, che vide, nel 1681, l’aggiunta di un piano ai lati del corpo centrale. In alto è raffigurato un cartiglio con la dedica alla principessa a firma del Collegio di balia; in basso i disegni degli apparati scenici e una pianta della piazza con l’indicazione delle varie fasi della festa e dei principali edifici rappresentati.


[1] L’immagine del Palio…, p. 365-366.

Prospetto della piazza di Siena colla comparsa delle contrade e corsa del Palio rappresentata il 2 luglio 1717 dalla Nobil Conversazione del Casino. Acquaforte su carta. Ex Museo Civico.III.0026

L’ultima stampa di questa selezione riveste un particolare interesse, perché può essere considerata la prima testimonianza iconografica di un Palio somigliante a quelli odierni. La carriera fu corsa il 2 luglio 1717 nell’ambito dei solenni festeggiamenti per la nomina di Violante di Baviera a governatrice di Siena; per commemorare l’evento fu commissionata una stampa all’editore romano Domenico De Rossi, che la eseguì su un disegno attribuito ad Annibale Mazzuoli [1]. L’impianto grafico dell’opera è simile a quello della stampa precedente, con un cartiglio in alto, contenente la dedica, e in basso i disegni dei carri allegorici delle contrade partecipanti che furono Giraffa, Torre, Onda, Chiocciola, Tartuca e Nicchio. La corsa, poi vinta dalla Torre, è ripresa in un momento concitato, con i fantini intenti a scambiarsi colpi di nerbo mentre si apprestano ad affrontare la temuta e celebre curva di San Martino. Non meno animata, in mezzo alla pista, una scena di rissa tra contradaioli che, addirittura, brandiscono spade e pugnali.
L’incisione rappresenta anche un’interessante testimonianza dell’aspetto di alcuni edifici in piazza del Campo. Tra questi il palazzo della Mercanzia, all’epoca ancora merlato e con due ordini di trifore sulla facciata, e il palazzo Alessi-Cerretani (ora Pannocchieschi-d’Elci) raffigurato nella sua altezza originaria, poi ribassato di un piano, in seguito al terremoto del 1798. Il punto di vista da cui è ritratta la scena è palazzo Chigi Zondadari, quasi dal lato opposto, quindi, a quello utilizzato nella stampa precedente, collocabile all’altezza della Costarella.

[1] L’immagine del Palio…, pp. 367-368.


Breve bibliografia di riferimento
La bufalata del 20 ottobre 1632 nelle incisioni di Bernardino Capitelli, A cura di Patrizia Bonaccorso e Piero Pallassini, Siena, Pistolesi, 1984
Bernardino Capitelli 1590-1639, catalogo della mostra a cura di Patrizia Bonaccorso, Siena, Pistolesi, 1985
Ettore Pellegrini, L’iconografia di Siena nelle opera a stampa. Vedute generali della città dal XV al XIX secolo, Siena, Lombardi, 1986
Ettore Pellegrini, Palazzi e vie di Siena nelle opere a stampa dal XVI al XX secolo, Siena, Lombardi, 1987
L’immagine del Palio. Storia cultura e rappresentazione del rito di Siena, a cura di Maria A. Ceppari Ridolfi, Marco Ciampolini, Patrizia Turrini, Firenze, Nardini Editore, 2003
Marco Ciampolini, Pittori senesi del Seicento, voll. I-III, Siena, Nuova Immagine, 2010

Jacques Callot, Veduta di piazza del Campo (1630-1646)
Acquaforte su carta
Ex Museo civico.I.0116