"Imprimit ille die quantum non scribitur anno"

I classici greci e latini nel fondo incunaboli della Biblioteca comunale degli Intronati

Katia Cestelli

Immagine 1a

Aurelius Augustinus, santo, De civitate Dei, Venezia, Giovanni & Vindelino da Spira, 1470, carta [a]1r, collocazione: M I 011

Immagine 1b

Aurelius Augustinus, santo, De civitate Dei, Venezia, Giovanni & Vindelino da Spira, 1470, colophon a carta [rum]9r, collocazione: M I 011

Immagine 2

Julius Firmicus Maternus, Mathesis, ed. Franciscus Niger, Venezia, Aldo Manuzio il vecchio, 1499, carta *1r, collocazione: O IV 024

Immagine 3

Aristoteles, Politica (in latino), trad. Leonardo Bruni, comm. Tommaso d'Aquino e Pierre d'Auvergne. Con Ludovicus Valentia, Conclusiones, Roma, Euchario Silber, 1492, carta a4r, collocazione: M IV 044

Immagine 4a

Titus Livius, Historiae Romanae decades, a cura di Giovanni Antonio Campano, Roma, Ulrich Han, [c. 1470], carta [c]1r, collocazione: P I 016

Immagine 4b

Titus Livius, Historiae Romanae decades, a cura di Giovanni Antonio Campano, Roma, Ulrich Han, [c. 1470], carta [t]6r, collocazione: P I 016

Immagine 5

Plutarchus, Vitae parallelae (in latino), a cura di Giovanni Antonio Campano, Roma, Ulrich Han, [c. 1470], carta [a]1r, collocazione: P I 017

Immagine 6

Gaius Sallustius Crispus, De Catilinae coniuratione. De bello Iugurthino, Firenze, San Jacopo di Ripoli, 1478, carta a2r, collocazione: N III 005 [3]

Il fondo incunaboli della Biblioteca comunale degli Intronati rappresenta una tra le più preziose e peculiari raccolte del settore storico conservate dalla Biblioteca, addirittura in grado di fornire, per la quantità e la qualità dei volumi che lo costituiscono, un quadro compiuto della tipologia del libro a stampa del XV secolo. Si tratta di un nucleo di opere appartenenti a vari ambiti – Bibbie, opere dei Padri della Chiesa, testi teologici, giuridici e filosofici della tradizione medievale, impiegati soprattutto nell’insegnamento universitario, testi di più ampia circolazione a carattere devozionale e letterario, opere di ispirazione umanistica, pubblicazioni di autori classici, principalmente latini – prodotte non soltanto nei maggiori centri editoriali del XV secolo (Venezia, Roma, Milano, Firenze, Bologna, Napoli, Parigi, Lione, Magonza, Strasburgo, Norimberga, Basilea), ma anche in contesti locali minori, come la stessa Siena, che risulta essere il luogo di stampa di oltre 20 delle edizioni facenti parte della raccolta.

Le opere di autori classici presenti nel fondo sono 209. I più numerosi sono sicuramente i classici latini, 153 edizioni, mentre le opere greche sono 56, quasi tutte traduzioni latine prodotte da umanisti. Per quanto riguarda gli autori, la raccolta annovera autori maggiori e minori delle culture classiche, di ambito non soltanto letterario, ma anche filosofico, tecnico e scientifico. Per citarne solo alcuni, in ordine al numero di edizioni presenti, per i Greci figurano Aristotele, Esopo, Erodoto, Tucidide, Plutarco, Diodoro Siculo, Strabone, Plotino; per i Latini Cicerone, Seneca, Orazio, Ovidio, Virgilio, Lucano, Plauto, Marziale, Giovenale, Tibullo, Cesare, Livio, Svetonio, Gellio, Mela; per gli autori cristiani Lattanzio, san Cipriano, sant'Agostino, Tertulliano, sant'Ambrogio, san Girolamo, Boezio; per l’ambito tecnico-scientifico Tolomeo, Arato di Soli, Plinio, Celso, Columella, Vitruvio, Vegezio, Materno, Manilio. Molte delle opere sono editiones principes

Gli incunaboli del fondo confermano che nella produzione a stampa delle origini furono in particolare gli editori-stampatori attivi in Italia a indirizzarsi verso la tipologia degli autori classici, soprattutto latini. Tale scelta culturale fu chiara già a partire dalla produzione di Sweynheym e Pannartz, i due chierici tedeschi che, tra il 1465 e il 1467, a Subiaco, stamparono i primi incunaboli italiani, utilizzando il carattere romano ispirato alla littera antiqua degli umanisti e inaugurando la congiunzione tra tecnica tipografica e Umanesimo italiano.

Il luogo di stampa più ricorrente tra i classici del fondo è Venezia, dove entro la fine del ’400 videro la luce ben 4.000 edizioni di incunaboli. I maggiori tipografi attivi a Venezia nel XV secolo, a partire dal tedesco Giovanni da Spira, che nel 1469 aprì la strada all’arte tipografica in città, passando per Nicolaus Jenson, Battista Torti, i fratelli Giovanni e Gregorio De Gregori, Lucantonio Giunta, Andrea Torresani fino al grande Aldo Manuzio, si cimentarono tutti nella produzione di testi classici.

Della produzione di Giovanni da Spira, portata avanti dopo la sua morte dal fratello Vindelino, si segnala la presenza nel fondo di un’opera cruciale per la storia della stampa a Venezia, la prima edizione veneziana del De civitate Dei di sant’Agostino del 1470. L’esemplare (Immagine 1a) proviene, attraverso la soppressione napoleonica degli ordini conventuali, dal convento senese dell’Osservanza. Come riportato nel colophon (Immagine 1b), la stampa dell’opera fu iniziata da Giovanni da Spira, che nel 1469 aveva pubblicato a Venezia le Epistolae ad familiares di Cicerone e la Naturalis historia di Plinio. Nel corso del 1470, però, Giovanni morì e fu il fratello Vindelino a portare a compimento questa edizione del De civitate Dei. La morte di Giovanni determinò la fine della validità del privilegio, che gli conferiva la facoltà esclusiva di esercitare per cinque anni la stampa in tutto il territorio della Repubblica di Venezia, dando così inizio all’esplosione dell’attività editoriale veneziana. 

In questo ambito l'impresa più significativa fra Quattro e Cinquecento fu quella di Aldo Manuzio, dotto umanista e tipografo, docente, ricercatore della correttezza filologica dei testi, inventore del carattere corsivo, della moderna interpunzione e di altre importanti innovazioni tipografiche, tra cui quella dei classici in formato tascabile, oltre che ideatore di un programma editoriale ambizioso volto alla diffusione delle lingue e culture classiche, particolarmente di quella greca. Della produzione di Manuzio la Biblioteca conserva, fra gli altri, due esemplari della raccolta nota come Scriptores astronomici, pubblicata a Venezia nel 1499 (Immagine 2). L’edizione, quasi sicuramente destinata al mercato accademico, contiene diverse opere latine e greche di argomento scientifico (astronomia e astrologia), fra cui l’editio princeps completa dei Matheseos libri VIII di Giulio Firmico Materno. Gli altri autori contenuti nella raccolta sono Marco Manilio, Arato di Soli (tradotto e adattato da Giulio Cesare Germanico, Marco Tullio Cicerone, Rufo Festo Avieno), Teone Alessandrino e Pseudo-Proclo. La pubblicazione è significativa dell’interesse di Aldo per le fonti greche non soltanto letterarie, ma anche scientifiche.

Un altro ampio nucleo di edizioni di classici presenti nel fondo ha come luogo di stampa Roma. I primi stampatori attivi in Italia, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, a partire dal 1467, con la collaborazione dell’umanista Giovanni Andrea Bussi, pubblicarono a Roma opere di Cicerone, Cesare, Apuleio, Gellio, Strabone, Lucano, Virgilio, Livio, Ovidio, san Girolamo. La Biblioteca conserva alcune loro importanti edizioni di classici latini e cristiani: le Epistolae di Seneca del 1475; l’editio princeps delle Epistolae di san Girolamo del 1468 e la successiva edizione del 1470, leditio princeps dell’Opera omnia di san Cipriano del 1471. 

Oltre a Sweynheym e Pannartz, numerosi altri stampatori tedeschi scelsero Roma quale sede delle loro officine. Della produzione di classici di Eucharius Silber, attivo a Roma a partire dalla fine degli anni Settanta del Quattrocento, sono presenti nel fondo le edizioni di Sallustio, Ovidio, Vegezio, Eliano, Frontino, Modesto, Sesto Rufo, Aristotele. Una particolarità riguarda l’esemplare della Politica di Aristotele del 1492, tradotta in latino da Leonardo Bruni, con commento di Tommaso d’Aquino e di Pierre d’Auverge, stampato su pergamena. Nell’ambito di una tiratura di stampa, questo tipo di esemplari membranacei − molto costosi da realizzare per una tipografia − erano riservati solo alle copie di dedica destinate a persone di altissimo rango, laiche o religiose, mecenati, benefattori, talvolta anche agli autori. Difatti l’esemplare M IV 044 , presente nel fondo, reca nel margine inferiore della carta contenente l’incipit (Immagine 3) uno stemma miniato Piccolomini (cinque lune disposte in croce sormontate da una croce e da un cappello vescovile), incorniciato da una ghirlanda lungo la cui circonferenza interna corre il nome, in caratteri greci, di Agostino Piccolomini, autore dell’epistola a Ludovicus Valentia contenuta nell'opera. 

Sempre a Roma, circa 1470, fu pubblicata da Ulrich Han (Uldaricus Gallus) l'edizione Historiae Romane decades di Tito Livio, di cui il fondo conserva un esemplare miniato (Immagine 4a), proveniente, attraverso la soppressione napoleonica, dal convento dell’Osservanza di Siena. Si tratta di una delle più antiche edizioni a stampa dell’opera di Livio, curata dal poeta Giovanni Antonio Campano e dedicata a Iacopo Ammannati. In fine al volume compare un famoso colophon in distici elegiaci, composto da Campano, in cui, attraverso un gioco di parole, si inneggia all’invenzione della stampa a caratteri mobili, quale espressione dell’ingegno umano, che è capace di superare ogni ostacolo e che ha dato vita a un’arte in grado di produrre in un giorno solo quanto prima non si riusciva a scrivere in un anno (Immagine 4b). Nello stesso periodo (circa 1470), ancora per i tipi di Ulrich Han, fu pubblicata un’altra importante edizione presente nel fondo, l’editio princeps del corpus latino delle Vite parallele di Plutarco, costituitosi verso il 1460 attraverso la raccolta delle traduzioni eseguite da vari umanisti man mano che gli originali greci delle singole parti dell’opera giungevano da Bisanzio. Anche questa edizione, concordemente datata al 1470, fu curata da Giovanni Antonio Campano e fu dedicata a Francesco Todeschini Piccolomini. Si tratta di un incunabolo raro (Immagine 5), proveniente dal convento dell’Osservanza di Siena – l’ingresso in Biblioteca, nel 1811, è registrato sull’esemplare per mano del bibliotecario Luigi De Angelis – contenente un corpus di traduzioni alquanto disorganico, con traduzioni di differente valore letterario e filologico e con l'inserzione, forse dovuta a motivi commerciali, di alcuni testi non plutarchei. Nonostante ciò l’edizione ebbe un'enorme fortuna e conobbe un grande numero di ristampe, diventando la base delle prime traduzioni di Plutarco nelle varie lingue nazionali e della fortuna dell’autore nella letteratura e nell’arte rinascimentali.

Per passare a un altro luogo di stampa ampiamente presente nel fondo, a Firenze le suore domenicane del convento di San Jacopo di Ripoli furono tra le poche donne a stampare libri prima del 1500. Il convento, infatti, ospitava una tipografia, attiva fra il 1477 e il 1484, in cui le monache produssero ben 47 edizioni, non soltanto libri di devozione, ma anche opere di umanisti, romanzi, cantari cavallereschi e classici. Il fondo conserva 13 incunaboli prodotti dalla tipografia di Ripoli, tra i quali figura l'esemplare N III 005 [3] dell’edizione dello storico latino Sallustio, contenente il De Catilinae coniuratione e il De Bello Jugurthino, pubblicata nel convento di San Jacopo nel 1478 (Immagine 6).

Bibliografia

L. Braida, Stampa e cultura in Europa, Roma-Bari, Laterza, 2000; Siena & Roma. Raffaello, Caravaggio e i protagonisti di un legame antico, Siena, Protagon, 2005; Bibliotheca selecta. Manoscritti. Incunaboli, disegni e stampe della Biblioteca comunale degli Intronati, a c. di A. Pezzo, Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, Istituzione del Comune di Siena, 2014; Printing revolution 1450-1500. I cinquant'anni che hanno cambiato l'Europa, a c. di C. Dondi, Venezia, Marsilio, 2018; M. Davies – N. Harris, Aldo Manuzio. L’uomo, l’editore, il mito, Roma, Carocci, 2019; A. Marzio Magno, L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo, Bari-Roma, Laterza, 2020; Imprimer! L'Europe de Gutenberg, 1450-1520, a cura di N. Coilly, C. Vrand, Paris, Bibliothèque nationale de France, 2023; P. Scapecchi, Aldo Manuzio e i suoi libri, in P. Scapecchi, Il lavoro del bibliografo. Storia e tecnica della tipografia rinascimentale, Firenze, Olschki, 2023.