Libro d’ore
“best seller del Medioevo”
Ms. F.VII.26, carta 139r
Ms. G.VIII.9, carta 9v
Ms. G.VIII.20, carta e 14r e carta 77v
Ms. P.VI.67, carta 13r
Il libro d’ore è stato per eccellenza il libro di preghiera destinato alla devozione privata per almeno tre secoli dal XIV al XVI secolo; tipologia libraria che nasce per i laici su imitazione del breviario, il libro di preghiera del clero, testimoniando il passaggio dalla preghiera orale a quella interiore, personale e silenziosa. Dal formato portatile e spesso con una decorazione esuberante, i libri d’Ore inizialmente sono commissionati da membri dell’alta aristocrazia o dalle famiglie reali per poi diffondersi in tutto l’Occidente cristiano, e soprattutto nel Nord Europa, anche tra persone di estrazione sociale borghese; nel corso del Cinquecento il loro uso si estende a strati sociali sempre più ampi, la notevole produzione stampata ne è una prova.
L’oggetto prende il nome dalle otto ore canoniche che scandiscono la giornata: otto momenti di preghiera che coincidono con il mattutino, le laudi, la prima, la terza, la sesta, la nona, i vespri, e la compieta.
Tra i libri d’ore conservati alla Biblioteca comunale degli Intronati, il ms. F.VII.26 è di origine francese, scritto in gotica bastarda nella metà del secolo XV, impreziosito da un apparato decorativo caratterizzato dai due cicli figurativi: quello mariano incentrato sugli episodi relativi alla vita e infanzia di Gesù e quello della Passione. Il codice si apre con il calendario scritto in volgare francese con indicazione di festività di santi venerati in Francia settentrionale e in Belgio (Amand, Austraberte, Lieffroy, Synphorienne, Fiacre, Ursin, Godard), che riporta nel fregio marginale alcune vignette con deliziose scene raffiguranti i lavori stagionali. Accanto alle preghiere canoniche in latino quali quelle comprese nell’Ufficio della Beata Maria Vergine, dei Defunti o dei Salmi penitenziali, nella parte finale il codice tramanda alcune preghiere in francese Le XV joies notre dame, che elencano le gioie terresti e celesti della Madonna, e Les sept requests à notre Seigneur in cui il fedele invoca la protezione di Dio Padre, precedute dalla scena del compianto su Cristo morto (c. 139r).
Di origine francese è anche il ms. G.VIII.9, risalente alla seconda metà del secolo XV e appartenuto al cantante lirico Francesco Bernardi detto il Senesino (Siena 1677-1758). È decorato da un’unica miniatura a tutta pagina raffigurante la Pentecoste (c. 9v). Numerose cornici con fiori stilizzati e foglie di acanto arricchiscono le carte dove la nitida scrittura gotica contribuisce a offrire eleganza al codice.
È invece italiano il libro d’ore secundum consuetudinem romane curie, ms. G.VIII.20, della seconda metà del secolo XV, che offre due sole iniziali figurate: la prima raffigurante un teschio apre l’Ufficio dei Defunti, la seconda, con re David, apre i salmi penitenziali (cc. 14r, 77v). La presenza nella sezione delle Litanie (cc. 92v-107r) di un’invocazione a san Bernardino suggerisce la provenienza del codice dal convento intitolato al santo, all’Osservanza (Siena).
Di fattura molto semplice è il ms. P.VI.67, un codice della seconda metà del secolo XV, caratterizzato da un apparato decorativo essenziale, costituito da iniziali in oro su fondo rosso o blu (c. 13r). Le note d’uso di carattere liturgico rintracciabili su alcune carte sono una prova della reiterata lettura da parte dell’ignoto possessore. Il codice è caratterizzato da una interessante formula di chiusura che recita: “Que scripsit valeat semper in Domino vivat Ac pro ea roget qui super isto leget”.